Le vendite di Valentino calano e le voci di corridoio aumentano. L’amministratore delegato Jacopo Venturini e il direttore creativo Alessandro Michele sembrano non aver portato i risultati sperati all’interno dell’azienda. Le critiche e il malcontento sul loro operato si fanno strada. L’idea delle dimissioni diventa possibile. Che cosa è successo?
Era solo marzo 2024 quando Alessandro Michele fu annunciato come direttore creativo di Valentino, dopo la precedente direzione di venticinque anni di Pierpaolo Piccioli. Una direzione, quella di Piccioli, molto amata, che ha saputo dare un’immagine definita al brand tra richiami al romanticismo, ed esplosioni di colore. Uno stile elegante che non poteva essere replicato, quindi per il futuro si voleva cercare qualcosa di inaspettato. Le speranze, con l’arrivo di un nuovo direttore creativo, erano quelle di portare una ventata di freschezza al brand, e risollevare un lieve calo di vendite. Alessandro Michele veniva da una collaborazione con Gucci iniziata nel 2015, e terminata nel 2022, dove nei soli primi quattro anni era riuscito a triplicare il fatturato di vendita. Anche lì aveva lavorato con Venturini, riuscendo a dare la sua impronta a Gucci, facendosi notare. Per questo il suo nuovo inizio, tra le mura del quartiere generale di Valentino, segnava una nuova era.
Un entusiasmo di un nuovo inizio che si affievolisce ben presto, quando Valentino registra un calo del fatturato delle vendite del 22%. Il suo operato è preso in considerazione dalla community social, ma non si concretizza poi in vendite.
Le motivazioni
Non passa inosservato un dettaglio al debutto di Alessandro Michele nella sua prima sfilata haute couture del brand a gennaio, chiamata “Vertigineux”. Il 30% della fascia di clienti “alto spendenti”, target fisso e fondamentale per Valentino, si rifiuta di presentarsi, benché sappia di avere a disposizione un volo per Parigi, dei posti in prima fila, e cene con celebrità e direttore creativo organizzate. Un pacchetto di attività che la casa di moda offre gratuitamente alla sua clientela più pregiata per fargli vivere una experience, e presentare le nuove creazioni. Augurandosi poi di portare a termine delle grosse vendite. Ma il rifiuto nasce proprio dal non voler acquistare il “prodotto” del nuovo direttore: tanto che questa clientela preferisce non partecipare, perché non condivide la nuova inclinazione che il brand sta prendendo.
Una situazione di perdita dal punto di vista degli incassi non ottimale, neanche per il fondo di investimenti qatariota “Mayhoola”, che gestisce Valentino. Oppure per il gruppo Kering, possessore di noti marchi di lusso come Bottega Veneta e Saint Laurent, che nel 2023 aveva acquistato il 30% del brand comunicando la volontà nei prossimi anni di acquisirlo interamente. Con la nuova piega presa, potrebbe non essere una prospettiva allettante l’acquisto dell’intero brand.
Il clima nell’azienda sembra essere teso, e si parla di dissapori tra Alessandro Michele e Giancarlo Giammetti, uno dei fondatori. Tra i due non sembra esserci un buon rapporto. Lo nota il pubblico e la stampa, quando alla cena di inaugurazione della sede della fondazione culturale del brand con i due fondatori, manca proprio Michele. Si parla anche del commento di Giammetti, “parole tristi se sono vere” sotto l’account Instagram Fashioncricket, dove si mostrava un’intervista del nuovo direttore che trattava di bellezza, dove veniva definita la sua “una bellezza che tradisce Valentino”.
Era Gucci o Valentino?
L’opinione generale è quella di un Alessandro Michele che ha iniziato un nuovo percorso con Valentino, portandoci quello che aveva fatto da Gucci. Si avverte un copia incolla dello stesso stile, ma tra due brand troppo diversi. Lo stile eccentrico, con capi stravaganti, all’insegna dell’esagerazione, tra merletti, zoccoli, pochette a forma di gatto, e abiti corti con un’estetica da bambolina, si scontra duramente con delle linee più nette, abiti abbondanti, drappeggi e fiori di Valentino. Due realtà molto differenti: Gucci ha un pubblico più giovanile e in larga scala, che cerca la tendenza, punta molto sugli accessori; mentre Valentino ha una clientela più dispendiosa e abituale, che apprezza uno stile classico, facendo attenzione alle qualità sartoriali dei capi. Per questo Alessandro Michele, acclamato da Gucci, non fa lo stesso effetto da Valentino.
Intanto Valentino non lascia dichiarazioni in merito a complicanze o dimissioni, informa solo della posizione del suo CEO Venturini, al momento in congedo di malattia. È stato un cambiamento, quello del nuovo direttore, che Alessandro Michele ha tentato di portare rimanendo forse oscurato dall’ombra di Pierpaolo Piccioli. Un’ombra difficile da gestire se non c’è una ripianificazione accurata e decisa dell’innovazione che si vuole portare all’immagine del brand.
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