Blue Prince
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Blue Prince: il valore immortale delle idee

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Ribalteremo subito il concetto stesso di recensione: Blue Prince è da comprare, giocare e rigiocare. Ci leviamo subito il peso di dover dare valutazioni. Perché non c’è grafica, né gameplay o character design che tengano quando si è di fronte al valore immortale delle idee.

L’ultimo decennio videoludico è stato infatti caratterizzato da due temi principali: da una parte il successo dei game as a service, ovvero quei prodotti da giocare e rigiocare, come Fortnite o Roblox; dall’altra l’assoluta mancanza di nuovi spunti, con la riproposizione infinita di intellectual property, con saghe stantie in cui ogni capitolo sembrava peggiorare le meccaniche e il fascino dell’originale.

La creatività s’è desta

Blue Prince è un puzzle-game con dinamiche roguelike creato dal piccolo e talentuosissimo team Dogubomb, che dopo anni di lavoro per aziende terze, quali Netflix, Abc e Magic: The Gathering, ha deciso di mettersi in proprio, con l’aiuto del publisher Raw Fury, specializzato in prodotti indie.

Quanto piccolo? L’ideatore, Tonda Ros, ci ha lavorato da solo per otto anni circa, e poi ha affidato la direzione creativa a Davide Pellino. Per il resto, sporadiche collaborazioni con specialisti esterni. Budget sicuramente limitato, ma potenziale incommensurabile.

E quindi si deve tornare a una frase che uno youtuber italiano, Karim “Yotobi” Musa, ha ripetuto per anni e anni nelle sue recensioni di film orrendi ad alto budget: “Non servono i milioni, per una buona idea bastano carta e penna, o una matita, e queste cose non costano nulla“.

Perché Blue Prince è un capolavoro?

Il gioco di Dogubomb riesce fin da subito a catturare il giocatore con la sua premessa. Herbert S. Sinclair, lord della magione di Mt. Holly, è morto e ha lasciato la sua villa e le sue ricchezze al pronipote Simon P. Jones. A una condizione, però: il giovanissimo Simon dovrà trovare la stanza numero 46, che nessuno ha mai scovato.

In realtà, appena iniziato il gioco, vengono spiegate altre condizioni particolari. Quando il giocatore esaurisce i “passi” dovrà ritirarsi e dormire nella tenda in giardino; questo permetterà ai domestici (che non si vedono mai nel gioco, ma lasciano messaggi di incoraggiamento) di risistemare la casa, che ogni notte si resetta.

Ogni giorno, quindi, la sfida ricomincia da zero, con un progressivo miglioramento delle starting condition, man mano che si avanza e si risolvono puzzle. Ogni puzzle garantisce infatti delle ricompense per la partita corrente o per le giornate seguenti, e ogni nuova stanza che si scopre nasconde segreti e puzzle.

Ma non vorremmo spoilerare tutte le dinamiche di gameplay, né le storie parallele che spesso fanno passare in secondo piano il suddetto obiettivo primario del gioco. Al momento, infatti, sui forum online molti giocatori stanno chiedendo come risolvere il puzzle dell’impianto idraulico, mentre tanti festeggiano per aver trovato la stanza numero 8, una delle più rare.

Giocare, giocare, giocare: molto Anni 90

In una delle prime e più comuni stanze sbloccabili c’è una card che consiglia ai giocatori di prendere un taccuino e tenere nota dei progressi. All’inizio sembra un consiglio un po’ retro, molto Anni 90. Poi si comprende che, senza un taccuino, ricordare tutto a mente sarebbe impossibile.

La frustrazione, poi, è sempre dietro l’angolo. Alcuni giorni si avranno tanti passi a disposizione, ma non si potranno aprire le porte, perché avremo finito chiavi o gemme. Altri, invece, vedranno la comparsa di infiniti vicoli ciechi. Altri ancora li passerete nelle stanze all’esterno della villa, consumando passi per guadagnarne altri in futuro.

Un gioco che invita a giocare. Niente grafica, niente artifici. Solo un gioco, un vero gioco.

I giochi devono essere giocati. Non visti, né ascoltati. L’importante è che siano fonte di svago e divertimento. E Blue Prince è, in sintesi, l’esaltazione di tutto ciò che un videogioco deve rappresentare.

10
Sommario
Riepilogo

Blue Prince è un gioco profondo e pieno di misteri e intrighi. Sotto una apparente formula semplice nasconde un amore incredibile per il medium videoludico, che può ancora rappresentare arte e libertà, attraverso creatività e impegno.

  • Grafica10
  • Ideazione10
  • Gameplay10
  • Atmosfera10
  • Storia10
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Articoli scritti
Andrea Lambertucci

Professore di Italiano e Storia presso le classi della Sezione Moda dell'Istituto Alberti. Eterno sognatore, inevitabilmente curioso. Appassionato di cinema, sport, viaggi e videogiochi. So fin troppo bene di non sapere.

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