La guerra dei dazi USA-Cina non risparmia nemmeno una delle più grandi compagnie del mondo: Apple sarebbe pronta a spostare la produzione in paesi terzi, per evitare la tassa del 125% minacciata da Pechino.
La multinazionale di Cupertino ha scelto di avviare le trattative con l’India, per rendere il subcontinente asiatico il nuovo centro di assemblaggio dei propri smartphone.
Che periodaccio per gli iPhone!
Il prodotto di punta di Apple non sta comunque passando un periodo d’oro. Anzi, dalla flessione di vendite nel periodo post-Covid, passando per la celeberrima crisi dei semiconduttori, fino ai dazi USA-Cina, sembra che iPhone sia in una spirale discendente.
Secondo il Financial Times, quindi, per evitare un ulteriore costo accessorio nella produzione, Apple avrebbe deciso di abbandonare le convenienti (ormai non più) fabbriche cinesi già dal 2026.
Nella guerra dei dazi USA-Cina chi perde davvero?
Sicuramente le aziende americane stanno avendo grandi problemi sotto il punto di vista strategico. Infatti, in poco più di un mese, l’aumento delle tariffe doganali minacciato dall’amministrazione Trump, nonché la conseguente gara al rialzo con Pechino, hanno portato grande agitazione nei mercati.
Senza una soluzione, come spesso succede, le aziende non potranno far altro che aumentare i prezzi, per rispondere nell’immediato all’innalzamento dei costi.
Nella guerra dei dazi USA-Cina a rimetterci potrebbero quindi essere i consumatori finali (statunitensi, in primis), che subiranno una nuova ondata di rincari su moltissimi prodotti di uso quotidiano.
L’India e la nuova terra promessa della tecnologia?
Come detto, le nuove politiche commerciali del governo indiano stanno attirando numerosi investimenti esteri. Nuova Delhi sembra interessata a rendere l’India la nuova terra promessa per le aziende tecnologiche internazionali.
Le multinazionali hi-tech sono attirate dai costi bassi e dalla prospettiva, oggi fin troppo allettante, di evitare gli elevati dazi imposti da alcuni governi.
Forse, per rendere le dinamiche delle relazioni internazionali più familiari, si potrebbe commentare con il famoso adagio: “Tra i due litiganti, il terzo gode”. I mercati, intanto, attendono un cenno dall’Unione Europea.
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