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Un giornale pubblica una lista di libri inesistenti

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Si avvicina la stagione estiva, e ogni giornale si prepara a pubblicare articoli sulle mete più rilassanti da visitare. 

Classifiche sui migliori locali notturni in cui andare oppure sui modi per passare il tempo sotto l’ombrellone. Per quest’ultimo caso, poi, non mancano le liste di libri consigliati, da leggere con il rumore delle onde in sottofondo. 

A questo proposito, il giornale Chicago Sun-Times, il 18 Maggio, nella sezione speciale delle sue pubblicazioni domenicali, ha riportato un elenco di letture estive. 

Dopo la diffusione di questa lista di titoli, con trama annessa, qualcuno si è accorto che qualcosa non tornava. Tramite alcuni post sui social delle autrici Rachael King e Kelly Jensen, quest’ultima anche direttrice del Book Riot, che sono stati tra i più visualizzati, è stato reso pubblico l’errore del giornale

Nello speciale chiamato: “Heat Index: Your Guide to the Best of Summer” una grossa parte di libri riportati non esistevano.

La lista finita anche sul Philadelphia Inquirer, ha richiamato subito l’attenzione della testata giornalistica del Chicago Sun-Times, che ha voluto subito fare luce sull’accaduto: la rivista dichiara di occuparsi principalmente delle notizie riguardanti l’area di Chicago, ma sapendo di avere anche un pubblico internazionale si rivolge ad un’agenzia, la King Features Syndicate. Per questa compagnia scrive Marco Buscaglia, autore dell’elenco, a cui sono state chieste subito spiegazioni.

Un giornale e l’uso dell’I.A.

Il giornalista Buscaglia afferma di aver usato l’intelligenza artificiale per scrivere più testi dello speciale, fatto da 64 pagine. Dice di usare questo mezzo digitale, ma di controllare solitamente se le informazioni emesse siano corrette, poiché è fondamentale per la sua professione. Per questa sua mancanza se ne assume completamente le responsabilità. L’azienda King Features risponde parlando della sua politica etica, che non prevede l’uso di supporti digitali, generatori di contenuti, per i suoi writer, dicendo di star chiudendo i rapporti con il loro dipendente

“Abbiamo una politica rigorosa con il nostro staff, fumettisti, editorialisti e scrittori freelance contro l’uso dell’intelligenza artificiale per creare contenuti. Il supplemento estivo Heat Index è stato creato da un creatore di contenuti freelance che ha utilizzato l’intelligenza artificiale nello sviluppo della sua storia, senza rivelare l’uso dell’intelligenza artificiale. Stiamo terminando la nostra relazione con questo individuo. Ci rammarichiamo per questo incidente e stiamo lavorando con i pochi partner editoriali che hanno acquisito questo supplemento”.

Intanto, il Chicago Sun-Times pubblica un articolo sul suo sito per chiarire e spiegare ai suoi lettori la vicenda, ancora oggetto di indagine. Melissa Bell, amministratore delegato della Chicago Public Media, organizzazione no profit che possiede il giornale, esprime il suo dispiacere in merito all’accaduto: “Sono profondamente delusa dal fatto che questa storia distrae dall’incredibile giornalismo che accade ogni giorno nella nostra organizzazione”. 

E riferendosi alla King Features: “Stiamo rivedendo il nostro rapporto con questo partner nazionale per i contenuti, per garantire che errori di questa natura non si verifichino più”.

Tra i titoli inventati c’è il vincitore dell’ultimo Premio Pulitzer, “James” di Percival Everett, o “The Rainmakers” dove la pioggia artificiale ha assunto il valore di bene di lusso, un’opera sul clima di Isabel Allende chiamata “Tidewater Dreams”, nonché “Boiling Point” di Rebecca Makkai.

Intelligenza impersonale

In questo caso qualcuno si è accorto dell’errore, ma l’uso dell’I.A. aumenta sempre più, anche quando dei professionisti dovrebbero fare il loro lavoro, ma per velocizzare usano un aiuto. 

Questa vicenda fa capire che, pur essendo definito intelligente, il digitale non offre l’assoluta verità nelle sue risposte. Non è certo una grossa perdita, visto che l’ingegno umano sarà sempre più unico e creativo di una macchina. È più un incoraggiamento a sbrigare le proprie faccende in maniera responsabile, perché hanno più valore. Non è un grosso problema se il lavoro che si fa piace, e ci si mette passione. Altrimenti si lascia spazio ad un elemento impersonale, che può solo rendere noiosa un’attività giornalistica. Rischiando di trasformare il pensiero umano in banalità. O forse, è un punto fondamentale per questa società, che il pensiero diventi banale e perda di significato, così che non sia più una risorsa?

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