Lilo e Stitch tornano nelle sale, con un live action diretto da Dean Fleischer Camp, fedele in tutto e per tutto al cartone originale. Nuove generazioni di bambini assistono al fenomeno del mostriciattolo blu, generato per distruggere, che conosce la dolce Lilo, interpretata da Maia Kealoha.
Un’amicizia
Dal cartone animato del 2002 nulla è cambiato. Lilo è una bambina orfana cresciuta dalla sorella Nani, nella splendida cornice delle Hawaii. Nani tenta di badare alla sorella minore destreggiandosi tra lavori occasionali, faccende da sbrigare e bollette da pagare, cercando di dare una buona impressione all’assistente sociale, che vuole assicurarsi siano autosufficienti, e vivano in condizioni consone. Lilo è sola, vorrebbe un amico con cui condividere momenti e avventure. Ed è proprio una notte che una stella cadente, o meglio una navicella in rotta di collisione, porta sulla terra Stitch, una creatura extraterrestre in fuga dalla sua galassia.
Per strane coincidenze i due si incontrano al canile. La bambina sente subito un legame con il mostriciattolo e lo adotta, scambiandolo per un cane. L’alieno, chiamato Esperimento 626, per paura di essere catturato dalla federazione intergalattica, ne approfitta. Mentre gli agenti Jumba e Pleakley lo inseguono, Stitch e Lilo entrano l’uno nella vita dell’altro, facendo nascere un forte legame di amicizia.
Ok, Ohana…basta?
Ad accomunare Lilo e Stitch è un senso di smarrimento e di solitudine che provano nelle loro rispettive realtà. Si sentono emarginati e, quando si trovano, scoprono la gioia dello stare insieme, entrambi volenterosi di amare ed essere amati. È qui che il messaggio del film si fa strada, in un legame profondo tra individui che si vogliono bene, che riescono a creare un senso di appartenenza tra loro, sentendosi accettati, creandosi un posticino nel mondo in cui stare bene, e senza lasciarsi mai. Questo è Ohana.
Ohana significa famiglia. Famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato… o dimenticato”
Ma dopo questo messaggio di inclusione, che troviamo alla fine del film, il resto è semplicemente noioso. Sì, la storia già si conosceva. Non ci si potevano aspettare colpi di scena, ma non bastava mettere delle animazioni 3D a fianco degli umani per far rivivere allo spettatore le stesse emozioni della prima volta.
La pellicola, nel narrare la storia, non ne approfondisce le fasi. Sorvola sulle vite dei personaggi, senza dargli una profondità, che interpretati questa volta da persone fisiche potevano rendere ancora più realistiche le emozioni e i sentimenti del film, facendo arrivare un messaggio sicuramente più potente del cartone animato stesso. Chiunque si sarebbe ritrovato nella ricerca di un senso di appartenenza, e nel volersi integrare per non essere soli; ma se in un ora e quarantotto, con superficialità si corre verso il finale tanto per raccontare una storia, diventa tutto inutile.
Invece che richiamare il passato, per fare profitto, si poteva portare il film nel presente, poiché le sue tematiche sono ancora attuali. Gli attori possono essere più espressivi di un disegno parlante, si poteva trasformare la trama e renderla più coinvolgente, dando al pubblico un’opera di amore e rassicurazione nei confronti di un mondo che può lasciare in disparte. Insomma, non basta mettere la frase più celebre alla fine del film per trasmettere qualcosa, anzi si finisce per avere l’effetto contrario. Il risultato è una messa in scena che svende l’originale, non sembrando più un prodotto della Disney, ma una copia priva di senso.

Il live action e l’empatia: Lilo & Stitch
L’uso del live action è un modo per avere facili incassi, perché richiama un tormentone del passato, suscitando ricordi nelle persone, che per questo scelgono di dargli una seconda chance, ritornando al cinema. Senza contare che il vedere essere umani sullo schermo permette di immedesimarsi meglio nella storia.
Dopo il flop di Biancaneve, la Disney ci riprova, ma sembra aver perso la rotta. Non ha la stessa enfasi di prima, e dalle sale nessuno esce con le lacrime. Ha un potere immenso: avere un pubblico vasto, tra grandi e piccini. Ma non lo usa per portare qualcosa di significativo. Tratta sempre le solite tematiche con superficialità.
Pianifica ritorni di personaggi iconici, e non si focalizza sul presente. Non ha più inventiva? O per questa società non serve sprecarsi troppo nel promuovere messaggi di umanità, ma basta tornare indietro, riproponendo sempre la stessa solfa? Sta di fatto che, continuando così, si rischia di scadere nella banalità e diventare piatti.
Il mondo ha bisogno di personaggi nuovi, che facciano emozionare, in cui il pubblico si possa ritrovare. Ma se vede sempre le stesse cose, finisce che si abitua, e niente lo può più impressionare. E se neanche la Disney riesce a colpire lo spettatore con la dolcezza e vulnerabilità delle sue creature, si esce dalle sale neanche chiedendosi “Che cosa ho visto?”, ma senza pensieri, senza aver suscitato riflessioni, contribuendo all’apatia che si sta diffondendo a macchia d’olio nella società.

Lilo & Stitch (2025)
Riepilogo
Lilo e Stitch tornano nelle sale, con un live action, diretto da Dean Fleischer Camp, fedele in tutto e per tutto al cartone originale. Nuove generazioni di bambini assistono al fenomeno del mostriciattolo blu, generato per distruggere, che conosce la dolce Lilo, interpretata da Maia Kealoha.
I pro
Il live action di Lilo & Stitch riporta al cinema un vecchio tormentone, fedele al cartone del 2002, che porta nuove generazioni di bambini a conoscere il rapporto di amicizia tra l’Esperimento 626 e la bambina hawaiana.I contro
Il live action richiama il cartone animato ma in maniera superficiale, non si avvale degli attori per esprimere meglio il messaggio del film. Racconta una storia senza soffermarsi sui dettagli e il risultato è un film che sembra una brutta copia del cartone della Disney.- Regia6
- Sceneggiatura6
- Recitazione6
- Effetti Speciali6
- Costumi e Ambientazione6
- Divertimento6
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