Manca solo un anno al GTA-Day, ovvero il giorno in cui uscirà GTA VI, il gioco più atteso del decennio. Il 26 maggio 2026 segnerà una data epocale per il mondo dei videogiochi, e tutte le case di produzione e gli sviluppatori stanno già iniziando a programmare uscite e campagne di marketing sulla base del gioco di Rockstar.
Il Game-changer
GTA VI sarà probabilmente un game-changer, come lo sono stati i suoi predecessori, e in particolare GTA V, che è in testa alle classifiche di vendita da oltre dodici anni. E nonostante una campagna single-player sontuosa e un comparto online sempre più ricco di eventi e missioni, era tempo ormai per Rockstar Games di passare oltre.
Da Los Santos si passa a Vice City, da Los Angeles a Miami. C’era chi auspicava un ritorno a Liberty City, ma New York potrebbe candidarsi per un eventuale GTA VII. Se ci sono voluti 13 anni, di cui 8 di sviluppo, per avere sulle console il sesto capitolo, chissà su quale piattaforma uscirà però il settimo…
Ad ogni modo, GTA VI potrebbe cambiare le regole del videogioco, a suon di scelte di gameplay e brevetti depositati riguardanti grafica e animazioni. Per questo tutti gli altri publisher stanno correndo ai ripari, per evitare di essere spazzati via dal Leviatano di Rockstar Games.
Un anno al GTA-Day: l’affanno dell’industria
Il lettore meno esperto si chiederà a questo punto perché mai l’uscita di un gioco debba preoccupare così tanto gli altri sviluppatori. Semplicemente, l’intera industria dei videogiochi si fermerà per GTA VI, e il 26 maggio 2026 segnerà l’inizio di una nuova era videoludica.
Se c’è un gioco in sviluppo, meglio farlo uscire subito, anche se pieno di bug ed errori, piuttosto che aspettare di arrivare al prossimo maggio. Perché secondo le analisi di mercato sarà più che probabile un momento di congelamento totale dell’industria.
Nel 2026, si attendono introiti per oltre 2,7 miliardi di dollari per l’intero settore. Peccato che siano 2,7 miliardi di dollari che finiranno interamente nelle casse di Rockstar Games. Non solo, ma i grafici previsionali per il prossimo anno vedono vendite prossime allo zero per i mesi di marzo e aprile, oltre all’Estate e, probabilmente, parte dell’Autunno.
I giocatori metteranno da parte i soldi per GTA VI, per comprarlo al day-one o per portarlo sotto l’albero di Natale.
Soliti dilemmi, tra accuse e petizioni
Chiunque conosca la serie di GTA sa che non mancheranno però le solite polemiche. Un anno al GTA-day vuol dire anche un anno all’inizio della solita crociata anti-videogiochi da parte delle associazioni di tutto il mondo.
Una pletora di attivisti ha cercato per anni di far rinviare, o addirittura far cancellare GTA V nel 2013. Inutile sperare che quell’epoca sia ormai passata. GTA è GTA anche per le innumerevoli polemiche che si porta dietro in ogni momento. Scurrile, violento, politicamente scorretto. GTA è l’emblema del proibito, e forse per questo ha da sempre affascinato i videogiocatori.
Chi gioca vuole sfuggire per qualche minuto dalla propria realtà. Spingersi oltre i limiti che conosce fin troppo bene, magari infrangendo regole sapendo che tutto avviene in una simulazione. Perché la realtà è preziosa, ma ogni vero gamer difenderà per sempre quel rifugio sacro rappresentato da joystick e software. Il videogioco è solo un medium, come tanti altri, per creare arte e lanciare messaggi.
Un anno al GTA-day o al Gattopardo dei videogiochi?
Un’ultima interessante critica apparsa sui forum online getta però uno spunto di riflessione interessante. E se anche questa volta GTA non portasse con sé rivoluzioni così marcate nel mercato videoludico?
Perché GTA San Andreas aveva cambiato davvero il mondo dei videogiochi. Ma tutti i capitoli successivi sembravano solamente rifinire una formula consolidata. E se cambiasse nuovamente tutto per fare in modo che nulla cambi? E se GTA fosse una parafrasi videoludica del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa?
Un anno al GTA-day, ma la sensazione è che potrebbe tutto rivelarsi un grande e faticoso count-down verso un gioco che rifinisce graficamente la formula vincente di sempre. Il mondo videoludico si aspetta la rivoluzione, ma sarà davvero così?
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