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Un tatuaggio per i lavoratori: la misurazione dello stress

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Viene da Austin nel Texas la nuova tecnologia per il benessere dei lavoratori: un tatuaggio elettronico in grado di capire quando il carico di lavoro diventa eccessivo, e il cervello fatica a rispondere. 

Questo dispositivo si posiziona  sulla fronte e analizza le onde cerebrali, quantificando lo stress. È utile per definire la giusta dose di lavoro per ogni persona, poiché l’uso eccessivo dell’attività cerebrale può esporre a gravi scompensi in termini di concentrazione.

Molte categorie di lavoratori, come chi lavora nella sanitá, devono gestire un grosso carico di informazioni, elaborarle, e saper prendere la scelta giusta, con una mente sempre fresca, che lo stress invece potrebbe bloccare. Con un numero troppo alto di stimoli, infatti, il cervello può sovraccaricarsi e andare in confusione

Per evitare ciò, Nanshu Lu, autore di questo studio, ha voluto dare la possibilità a ognuno di poter gestire il da farsi in maniera adeguata, creando un potenziale miglioramento della qualità della vita.  Il tatuaggio anti-stress offrirebbe anche un avviso di allerta in tempo reale se giunti a un eccesso di input.

I lavoratori e lo stress

L’uomo non è in grado oggettivamente di valutare il peso delle sue mansioni, ma solitamente le aziende affrontano l’argomento tramite sondaggi o test, che non forniscono una dettagliata risposta.

Il tatuaggio è fornito di una batteria e delicati sensori, che si conformano con la fronte aderendo bene alla pelle, per svolgere una codificazione delle onde cerebrali, ancora più precisa dei normali macchinari già in uso. come l’elettroencefalogramma (EEG).

Il team di ricercatori ha testato il marchingegno su sei individui sottoponendoli a esercizi di memoria progressivamente più complicati. La tecnologia è stata in grado di distinguere le diverse attività della mente, sapendole classificare in positive e negative, avvertendo per le seconde un affaticamento mentale, confermando la sua efficacia.

Un tatuaggio per la quotidianità

Un’innovazione sì utile, ma che sottolinea un evidente stress generale. Con lo smart working, i turni per i lavoratori sono diventati più flessibili. Questo non è bastato a diminuire le complicanze di dipendenti e liberi professionisti.

Uscendo dalla zona lavorativa, il cervello viene comunque esposto a un forte stress tutti i giorni. Le cause potrebbero essere i social, con i loro continui stimoli che attraggono verso lo schermo, ma che al contempo diminuiscono la durata della concentrazione; oppure i ritmi di un mondo frenetico, che corre sempre più veloce, trascinandosi l’uomo, tra faccende da sbrigare, il rapportarsi con gli altri, i doveri, il tempo libero da godere, il passato, il presente e il futuro. Quindi, se questo sensore cominciasse a prendere piede, sicuramente non avvertirebbe un affaticamento cerebrale solo durante il lavoro. 


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