Nella mattinata di ieri, 24 luglio, è venuto a mancare nella sua casa a Clearwater, in Florida, Terry Gene Bollea, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Hulk Hogan. Il 71enne lottatore di wrestling, simbolo dello sport-entertainment e icona degli Anni 80, ha accusato un malore mentre era in casa e a nulla sono serviti i soccorsi e la corsa in ospedale.
Vera e propria icona pop, è stato il volto del wrestling per circa vent’anni, decretando il successo dell’allora World Wrestling Federation (ora WWE) di Vince McMahon; portò un non-sport ad essere il programma di punta del lunedì sera americano, portando per il mondo un’idea di spettacolo su cui pochissimi avrebbero puntato.
L’inizio della leggenda Hulk Hogan
Come è diventato Hulk Hogan? Terry Bollea era un bodybuilder dalla stazza impressionante: 201 centimetri per un peso dichiarato di 139 chili. Allenato da Hiro Matsuda, leggenda del wrestling nipponico, cominciò a prendere parte a incontri per le promotion regionali statunitensi e per la federazione giapponese. Non mancò una diatriba legale con la Marvel Comics per l’utilizzo improprio del nome “Hulk” e il suo accostamento con l’aggettivo “The Incredible”.
Tutto superato quando, nel 1983, Vince McMahon decise di estendere all’intera nazione la visione del padre, volendo rendere il wrestling un appuntamento fisso per il popolo americano. Hulk Hogan venne scelto come volto della compagnia, e per tre anni venne presentato come Campione del Mondo.
Un periodo in cui i match di Hogan avevano un copione prestabilito. Inizio energico e vigoroso, una lunga fase in cui il “cattivo” sembrava avere la meglio sull’eroe, fino all’Hulking Up, in cui Hulk Hogan si rialzava, incitato dai tifosi, puntava il dito contro l’avversario e iniziava una sequenza che portava alla sua mossa finale e alla vittoria. Fu il periodo della cosiddetta Hulkamania: se guardavi il wrestling, tifavi per Hogan.
Il match dei match
Ma nel gennaio 1987, McMahon propose ad Hogan e ai fan un copione inaspettato. Cominciò a costruire un dream match tra l’Hulkster, campione da ormai tre anni, e un altro beniamino delle folle, l’imbattibile André The Giant. Il problema nacque dal fatto che entrambi erano idoli del pubblico, con il gigante di origine francese che non aveva mai perso un incontro per oltre vent’anni.
Venne annunciato che il match sarebbe stato il main event di WrestleMania III, il 27 marzo 1987. Ad oggi, è ancora l’incontro di wrestling più visto per share televisivo nella storia. Niente di particolarmente spettacolare, ma ogni appassionato di wrestling conosce l’incontro a memoria, soprattutto il momento in cui i 93 mila spettatori dello stadio di Detroit scoppiarono in un boato di stupore vedendo Hogan sollevare André The Giant.
La Monday Night War
Nonostante altri match sicuramente memorabili, come quello con The Ultimate Warrior a Wrestlemania VI, la fama di Hogan cominciò a calare tra il 1992 e il 1993, quando i fan del wrestling cominciarono a chiedere un rinnovamento.
Si affacciava in quel periodo sulle scene una nuova generazione, di grandissimo talento, che comprendeva Bret Hart, Shawn Michaels e, soprattutto, The Undertaker. Hogan decise quindi di rescindere il proprio contratto con la WWF (che per ovvi motivi legali verrà poi chiamata WWE) e tentare la carriera cinematografica, godendo ancora di grande stima da parte del pubblico americano.
Ma già nel 1994 tornò sui suoi passi, decidendo di firmare un contratto con la promotion rivale, la World Championship Wrestling. Iniziò quindi il periodo conosciuto come Monday Night War, perché entrambe le compagnie trasmettevano il loro programma settimanale di punta (Raw per la WWF e Nitro per la WCW) proprio il lunedì sera.
In WCW, Hogan divenne per la prima volta il “cattivo” di punta della federazione, con l’alias di “Hollywood Hogan”. Divenne il capo di un gruppo di cattivi chiamato “nWo” (ovvero, New World Order), e anche in questa federazione conquistò il ruolo di volto di copertina.
La fine della WCW
La Monday Night War venne però vinta dalla WWF. Dopo anni di dominio della WCW, infatti, dall’aprile del 1998 gli ascolti cominciarono a calare, e la WWF di Vince McMahon sembrava sempre più appetibile per il grande pubblico. McMahon non si era dato per vinto, e aveva cominciato a rompere la quarta parete, producendo materiali cross-mediali per le sue star, come interviste e libri, per avvicinare il pubblico alle persone che stavano dietro la “maschera”. In particolare, il libro autobiografico di Mick Foley (wrestler apprezzato, ma quasi mai reputato “top”) arrivò al #1 del New York Times.
Premessa doverosa. Il 4 gennaio 1999, Nitro veniva trasmesso in diretta, mentre Raw era registrato. Il commentatore WCW Tony Schiavone, lanciando uno stacco pubblicitario disse: “Restate con noi, con Hogan che sfiderà Kevin Nash per il titolo. E se voleste cambiare canale, sappiamo che di là un wrestler che qui ha avuto poco successo di nome Mick Foley ha vinto il loro titolo del mondo“.
Milioni di americani, che avevano letto con amore la biografia di Mick Foley, cambiarono immediatamente canale. Inoltre, per i pochi rimasti sintonizzati con la WCW, gli sceneggiatori del programma pensarono bene di rendere l’incontro tra Hogan e Nash una farsa. Hogan pose un dito sul petto di Nash, che cadde a terra e si fece battere dall’Hulkster. Persino gli spettatori presenti nell’arena cominciarono a tirare di tutto verso il ring. L’incidente, meglio noto nell’ambiente del wrestling come “Fingerpoke of Doom”, decretò in una sola sera la vittoria della WWE sulla WCW.
Ritorno in WWE
Al ritorno in WWE, McMahon non accolse certo Hogan come il figliol prodigo. Certo, non poteva ignorare la storia di una star così grande, volto del wrestling come disciplina, ma sembra che non volesse averlo nuovamente tra i main eventer. Hogan portò in WWE la nWo e il suo personaggio “Hollywood”. In questo nuovo stint nella compagnia di Stanford, Hogan ebbe un big match con Dwayne “The Rock” Johnson a Wrestlemania 18. Un passaggio di consegne tra il volto degli Anni 80 e il volto degli Anni 90 e 2000.
Da lì, Hulk Hogan fu sempre più marginale, anche per questioni anagrafiche, fino al match con Shawn Michaels di Summerslam 2005, nel quale venne sbeffeggiato dal rivale che esagerò ogni sua mossa. Michaels voleva un match spettacolare ed equilibrato, ma Hogan voleva dominare la disputa. Questo portò il primo a creare un ambiente surreale in cui volava da una parte all’altra del ring non appena veniva sfiorato dall’Hulkster.
Venne introdotto nella Hall of Fame del wrestling nel 2005. Rimosso nel 2015 per un grave episodio di razzismo, e poi riammesso dopo le sue scuse pubbliche nel 2018. Nel 2020 è stato introdotto una seconda volta come membro del nWo.
Hulk Hogan fuori dal wrestling
Al di fuori del ring, Hogan ha partecipato con ruoli non sempre principali a diverse produzioni cinematografiche e televisive. Come Rocky, A-Team e una serie incentrata sulla sua famiglia intitolata Hogan knows best.
Negli ultimi anni si era avvicinato anche alla politica, e aveva sostenuto la campagna per le presidenziali del 2024 di Donald Trump. Le immagini del discorso di Hulk Hogan alla convention repubblicana, in cui si strappava la maglietta come nei tempi d’oro sul ring, avevano fatto il giro del mondo. Molti avevano criticato l’ex wrestler per la sua scelta di appoggiare un candidato politico, ma l’Hulkster aveva risposto che era lì come Terry Bollea, e non come Hogan (anche se aveva sfoggiato tutto il repertorio di frasi e gesti del suo personaggio).
A 71 anni, dopo una lunga carriera di successi, ci lascia una delle icone pop a stelle e strisce più conosciute nel mondo. Hulk Hogan, “The Incredible“, “The Immortal“, che ha reso una disciplina uno degli spettacoli di intrattenimento più grandi al mondo.
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